FIC - Fondazione Italiana Continenza | Incontinenza Fecale, la nostra FAQ
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Incontinenza Fecale, la nostra FAQ

Incontinenza Fecale, la nostra FAQ

Cosa si intende per incontinenza fecale?

L’incontinenza fecale, o meglio l’incontinenza anale, è la perdita involontaria del contenuto rettale (sia esso feci o gas).

 

L’incontinenza fecale è un problema frequente?

Questa condizione è più frequente di quanto si pensi; anche se non vi sono stime epidemiologiche esatte, in Italia si stima che ne sia affetto tra il 2 e il 15% della popolazione.

 

 

Esistono diversi tipi di incontinenza?

L’incontinenza si può manifestare in modi diversi, come l’incapacità a trattenere il gas intestinale, la perdita di feci senza averne coscienza, o l’impossibilità di posporre l’evacuazione una volta avvertito lo stimolo; i diversi sintomi possono essere anche associati tra loro.

 

L’incontinenza può essere causa di complicanze?

La perdita incontrollata di feci può causare problemi di igiene locale, soprattutto in persone non completamente autosufficienti, e, a lungo andare, infiammazione e processi infettivi della cute perianale.

 

L’incontinenza anale si può curare?

Esistono attualmente numerosi trattamenti in grado di migliorare o risolvere l’incontinenza. Il trattamento dipende dal tipo di danno anatomico, dalla gravità dei sintomi, dalle condizioni generali e dalle aspettative del soggetto affetto. Il trattamento iniziale è in genere conservativo, per passare poi a trattamenti più invasivi fino ad interventi chirurgici complessi.

 

Quali sono i trattamenti iniziali?

Il primo approccio è di tipo comportamentale (consigli sullo stile di vita, educazione alimentare e intestinale) ed eventualmente farmacologico; subito dopo si propone una riabilitazione multimodale che può comprendere esercizi per il pavimento pelvico, biofeedback, elettrostimolazione.

 

Esistono altre possibilità terapeutiche se il trattamento iniziale fallisce?

I trattamenti successivi vengono pianificati sulla base di un più approfondito esame della alterazioni anatomiche e funzionali. Le opzioni sono molte e comprendono trattamenti che mirano a migliorare la capacità di “chiusura” dell’ano, come l’iniezione di sostanze volumizzanti, la radiofrequenza o gli interventi di riparazione degli sfinteri anali; un’altra possibilità è la neuromodulazione sacrale, una tecnica che prevede la stimolazione continua dei nervi che emergono dalle radici sacrali al fine di riequilibrare la funzione sensitiva e motoria di tutto il pavimento pelvico; infine ci sono interventi chirurgici volti alla riparazione di specifiche alterazioni dell’anatomia pelvica.

 

A chi rivolgersi se si soffre di incontinenza?

La valutazione iniziale può essere eseguita dal proprio medico di base che conosce la storia clinica dei propri assistiti e che, oltre al trattamento iniziale, potrà correttamente indirizzare ad una valutazione specialistica da parte di un gastroenterologo, un fisiatra o un chirurgo colorettale. Con la valutazione specialistica, dopo un esame più approfondito sulle possibili cause dell’incontinenza, si potrà pianificare il trattamento più adeguato.

Centri che prevedono la contemporanea presenza di più figure professionali, comprendenti anche un urologo, un ginecologo ed un infermiere esperto in continenza, sono i luoghi ideali per la valutazione collegiale e per la corretta gestioni di disfunzioni pelviche complesse.

Un’altra figura a cui si può fare riferimento è quella del fisioterapista.