FIC - Fondazione Italiana Continenza | Gestione dell’Incontinenza nell’anziano: appropriatezza e sostenibilità
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Gestione dell’Incontinenza nell’anziano: appropriatezza e sostenibilità

Gestione dell’Incontinenza nell’anziano: appropriatezza e sostenibilità

Fondazione Italiana Continenza, di concerto con l’Area Sanità e Salute di Fondazione ISTUD, ha presentato i risultati dello studio “Gestione dell’Incontinenza nell’anziano: appropriatezza e sostenibilità” realizzato nel 2012 per conoscere e valutare l’incontinenza urinaria sotto il profilo dell’impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui loro familiari e su chi se ne occupa.

 

L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante per il quale è importante trovare risposte soddisfacenti sia in termini di efficacia, sia di rapporto costo/beneficio, soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione. È una patologia in continuo aumento. Nella sola Europa nel 2000 gli ultra 65enni erano 71 milioni e si stima che arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050. L’incontinenza può interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una maggiore prevalenza nelle donne: nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza negli uomini varia dall’1,5% al 5% mentre nelle donne dal 10% al 30%. L’insorgenza d’incontinenza urinaria cresce all’aumentare dell’età: per i soggetti non ospedalizzati di età superiore ai sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria varia dal 15% al 35%. Nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche fino al 70% dei degenti risulta incontinente, senza contare le persone anziane che vivono al proprio domicilio e ne sono frequentemente colpite.

 

I pazienti e i loro familiari hanno espresso un forte disagio sociale e sono sottoposti a un elevato carico assistenziale ed economico, di cui non risultano consapevoli i responsabili delle ASL. In molti casi i pazienti non segnalano il proprio disagio, per paura di perdere quanto riconosciuto, ma anche le ASL, dal canto loro, mostrano scarso interesse a valutare la soddisfazione dell’utenza per servizi erogati.

 

Potete scaricare qui la sintesi dello studio, che trovate in versione completa a questo link.